ANASTASIS – RESURREZIONE

Programma del Concerto del 24/06/2009

ANASTASIS – RESURREZIONE

v O JERUSALEM antifona
H. Von Bingen – Ms. Dendermonde St. Pieters & Paulusabdij Cod. 9

v ANTE SEX DIES Antifona – Dominica in Palmis – Processio
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56 (sec. XIII-XV)

v JERUSALEM
Anonimo – Firenze MS 21 sec. XIV- XV

v CIRCUMDEDERUNT ME responsorio
Repertorio aquileiese – sec. XIII

v OMNES AMICI (strumentale) – CUI COMPARABO
Anonimo – Firenze MS 21 sec. XIV- XV

v CRUCEM TUAM antifona
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56

v IMPROPERIA (a due voci) sec. XII
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56

v CUM AUTEM VENISSEM
Anonimo – Bologna Civ. Mus. Bibl. Ms Q13 (sec.XV)

v SEPULTO DOMINO
Anonimo – Firenze MS 21 sec. XIV- XV

v O CRUX FRUCTUS (strumentale)
Bibl. Marciana Ital. IX. 145 sec. XIV

v OFFICIUM IN NOCTE RESURRECTIONIS dramma liturgico
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56 (sec. XIII-XV)

v ALFA ET O Antifona
Repertorio aquileiese – sec. XIII

v SUBMERSUS JACET PHARAO discanto
Cividale del Friuli – Museo Archeologico Nazionale
LVI, fol. 246-247 – LVIII, fol. 134v-135v – CI, fol. 38v-40 CII, fol. 41-41bis.

v SONET VOX ECCLESIAE discanto
Cividale del Friuli – XIII sec.
Liber chori Decani Codd. LVI, cc. 255v – 256r


ANASTASIS – Resurrezione
Anastasis, dal termine greco che significa Resurrezione. Per i cristiani di rito ortodosso indica anche la chiesa della Resurrezione, altrimenti conosciuta come la rotonda del Santo Sepolcro di Gerusalemme, costruita sui luoghi che la tradizione identifica come quelli in cui Gesù fu crocifisso, sepolto e risorse.
Uno scrigno di pietra nel quale sono racchiusi i simboli gloriosi del Cristo Risorto: il monte sul quale fu innalzato il vessillo della croce e la tomba in cui fu deposto, avvolto nella sindone. La sequenza dei brani proposti è un “pellegrinaggio” i-deale nei luoghi santi, che ha il duplice intento di far rivivere in suc-cessione i momenti salienti della Set-timana Santa dalla Domenica delle Palme fino al gior-no di Pasqua e di far riscoprire le musiche utilizzate nella liturgia di rito latino dal XII al XV secolo.


Domenica della Palme:

Gerusalemme. Il gaudio e le lacrime

O JERUSALEM antifona
H. Von Bingen – Ms. Dendermonde St. Pieters & Paulusabdij Cod. 9

O Jerusalem, aurea civitas, ornata Regis purpura. O edificatio summe bonitatis, que es lux numquam obscurata. Tu enim es ornata in aurora et in calore solis. O beata pureritia, que rutilas in aurora, et o laudabilis adolescentia, que ardes in sole.

Recita così una parte del salmo 121: “Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore». E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!”. Gerusalemme, la Città Santa per eccellenza. Per Hildegard di Bingen, badessa tedesca vissuta nel XII sec., diventa “aurea civitas”, la città d’oro ornata di porpora regale e rivestita dei raggi del sole e dell’aurora, luce che non si può oscurare, metafora della Gerusalemme celeste, cioè della sposa di Cristo, la Chiesa.

ANTE SEX DIES Antifona – Dominica in Palmis – Processio
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56 (sec. XIII-XV)

Ante sex dies sollemnis paschae quia veniet dominus in civitatem Ierusalem occurrerunt ei pueri et in manibus portabant ramos palmarum et clamabant voce magna dicentes: osanna in excelsis; benedictus qui venisti in multitudine misericordiae tue; osanna in excelsis.

In questa antifona per la processione nella Domenica delle Palme troviamo invece la Gerusalemme festante che apre le sue porte davanti al Figlio di Davide che fa il suo ingresso a cavallo di un asino, accolto dai bambini che acclamano gioiosi tenendo tra le mani rami di palma e di ulivo.

JERUSALEM
Anonimo – Firenze MS 21 sec. XIV- XV

Ierusalem luge et exuete vestimentis iocunditatis, induete cinere et cilicio et deduc quasi torrentem lacrime. Per diem ac noctem non taceat pupilla oculi tui quia in te occisus est Salvator Israel.

La città dipinta in questo processionale tratto dalle Lamentazioni di Geremia, proprio della Settimana Santa, è attraversata da torrenti di lacrime, versati giorno e notte. In questo libro dell’Antico Testamento composto da cinque poemi lirici, il profeta descrive l’afflizione e la pena di Israele per la sua deportazione in terra babilonese dopo la distruzione di Gerusalemme. Per gli Israeliti, erano quelli i giorni del pianto, in cui bisognava indossare il cilicio e cospargere il capo di cenere per la sventura conseguente ai peccati del popolo, dei profeti e dei sacerdoti contro Dio. Il testo sembra profetizzare l’ammonimento per la città del tempo di Gesù, che sta per diventare il luogo in cui verrà ucciso il Salvatore di Israele.


Venerdì Santo:

Le ore della passione e morte in croce di Gesù

CIRCUMDEDERUNT ME responsorio
Repertorio aquileiese – sec. XIII

Circumdederunt me, viri mendaces; sine causa flagellis ceciderunt me. Sed tu Domine defensor, vindica me.
Quoniam tribulatio proxima est, et non est qui adiuvet.

I Vangeli iniziano la narrazione della Passione partendo dalla sera trascorsa da Gesù nel Cenacolo con i Dodici. Dopo aver cenato con loro, porta con sé alcuni discepoli per pregare al di là del Cedron, nell’orto del Getsèmani, ai piedi del Monte degli Ulivi. Sono iniziate già le ore della Passione. Giuda, dopo averlo tradito, si avvicina con una turba di uomini armati per arrestarlo. “Mi hanno circondato uomini mendaci e senza un motivo mi vogliono uccidere. Ma tu Signore, mio difensore vendicami, poiché la mia tribolazione è vicina e non c’è chi mi aiuti”: sono le parole messe in bocca a Gesù in questo responsorio cividalese particolarmente drammatico nel ricordo del momento della cattura.

OMNES AMICI (strumentale) – CUI COMPARABO
Anonimo – Firenze MS 21 sec. XIV- XV

Omnes amici eius spreverunt eum et facti sunt ei inimici. Omnes porte civitatis Jerusalem dextructe. Sacerdotes eius gementes, virgines eius squallide et ipsa oppressa amaritudine.
Cui comparabo te vel cui assimilabo te filia Jerusalem. Cui exequabo te et consolabor te virgo filia Syon. Magna enim velut mare contrictie tua et non est qui consoletur.

“Tutti i suoi amici si sono allontanati da lui e i si sono fatti suoi nemici. Le porte di Gerusalemme sono distrutte… La Figlia di Sion è oppressa dall’amarezza e la contrizione del suo cuore è grande come il mare, ma non c’è chi potrà consolarla”. Nel manoscritto fiorentino queste due composizioni per la Via Crucis riprendono ancora le lamentazioni tratte dai Treni di Geremia per inserirle nella liturgia del Venerdì Santo. In poche frasi delineano la sventura di Gerusalemme preannunciando amaramente la condizione del Cristo, tradito, lasciato solo dai suoi discepoli, rinnegato da Pietro e condannato a morte da Pilato. Soltanto sua Madre e le altre donne avranno il coraggio di seguirlo lungo la salita, la Via Dolorosa, che porta al Calvario.

CRUCEM TUAM antifona
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56

Crucem tuam adoramus, Domine et sanctam resurrectionem tuam laudamus et glorificamus: ecce enim propter lignum venit gaudium in universo mundo.

Dopo essere stato spogliato delle vesti, Gesù viene inchiodato alla croce e innalzato sul Gòlgota. L’antica antifona gregoriana da cantarsi il Venerdì Santo all’Adorazione della Croce, ci invita, ad adorare il Signore, a lodarlo e glorificare la sua resurrezione perché, per mezzo della croce, è venuta nel mondo la gioia.

IMPROPERIA (a due voci) sec. XII
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56

Popule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi! Quia eduxi te de terra Aegypti: parasti Crucem Salvatori tuo.
Hagios o Theos – Sanctus Deus. Hagios Ischyros – Sanctus Fortis.
Hagios Athanatos, eleison hymas – Sanctus Immortalis, miserere nobis.

Popolo mio, che ti ho fatto? In cosa ti ho contrariato? Rispondimi… Gli improperia sono dei versetti cantati antifonicamente e responsorialmente durante l’adorazione della Croce del Venerdì Santo a cui ogni volta risponde il primo coro con il Trishagion greco (da hagios, santo) a cui replica l’altro coro con la traduzione latina. Il testo, probabilmente derivato dall’apocrifa Apocalisse di Esdra, immagina i “rimproveri” che Gesù rivolge al popolo di Israele dalla croce. Di fatto, parte di questi, sovrappongono le parole di Cristo a quelli di Dio stesso quando ricorda agli Ebrei la salvezza concessa loro attraverso Mosè dalla schiavitù in terra d’Egitto.

CUM AUTEM VENISSEM
Anonimo – Bologna Civ. Mus. Bibl. Ms Q13 (sec.XV)

Cum autem venissem ad locum ubi crucifigendus erat filius meus; statuerunt eum in medio omnis populi et vestibus expoliatis nudum dimisserunt corpus sanctissimum. O dulcissime filiae Syon, o dulcissime videte dolor meum, inspicite nudum in medio omnis populi filium meum dulcissimum vulneratus est in medio eorum. O vos qui transitis per viam venite et videte si es dolor sicut meus. Desolata sum nimis. Non est qui consoletur me. Salus mea infirmata est. Vita occiditur et a me tollitur.

“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». (GV 18, 25-26). L’evangelista Giovanni e alcune donne sono testimoni ai piedi della croce dell’agonia di Gesù. Tra queste c’è anche Maria, sua Madre. Recita così la prima parte di questo canto di un anonimo bolognese del Quattrocento: “Quando giunsi al luogo dove doveva essere crocifisso mio figlio lo vidi mentre stava in mezzo a tutto il popolo! Fu spogliato delle vesti il suo corpo santissimo. O dolcissime figlie di Sion, vedete il mio dolore? E’ nudo e ferito in mezzo a loro, il figlio mio dolcissimo. O voi che passate per la via, venite e vedete se c’è un dolore più grande del mio. Sono desolata e non c’è chi mi possa consolare. Lo stanno uccidendo ed a me tolgono la vita…”. Poi il Vangelo continua: “Dopo questo, Gesù, esclamò: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.” (GV 18, 30).

Sabato Santo:

La sindone e la tomba.
L’abisso del silenzio nel giorno del nascondimento di Dio
Cum vero venissem ad locum ubi seppeliendus erat filius meus. Statuerunt eum in medio mulierum et sindone involuentes sepultum dimiserunt corpus sanctissimum.

Nell’ultima parte di questo planctus l’autore ci fa vedere, tramite gli occhi della Madonna, il luogo della sepoltura, dopo che il corpo di Gesù è stato calato dalla croce. “Quando giunsi al luogo dove doveva essere sepolto mio figlio, lo vidi in mezzo alle donne avvolto nella sindone mentre lo deponevano nel sepolcro”.

SEPULTO DOMINO
Anonimo – Firenze MS 21 – sec. XIV- XV

Sepulto Domino signatum est monumentum volventes lapidem ad ostium monumenti.

Siamo giunti finalmente alle porte del Santo Sepolcro. “Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo calò dalla croce, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.” (Mt, 27, 59-61). Così racconta l’evangelista Matteo l’episodio della sepoltura. Il volto e il corpo di Cristo sono ormai nascosti agli occhi di tutti. Un lenzuolo bianco, la sindone, è il sudario nel quale è stata avvolta la salma martoriata per essere deposta nella tomba, chiusa da una grossa pietra per sigillarne l’entrata. Il manoscritto 21 di Firenze celebra la quattordicesima e ultima stazione della Via Crucis con queste parole: “Sepolto il Signore, la tomba venne chiusa ponendo una pietra al suo ingresso”. E’ il momento del silenzio.

O CRUX FRUCTUS (strumentale)

Bibl. Marciana Ital. IX. 145 sec. XIV

O crux fructus salvificus fructus desideratus. O crux fructus salvificus vivo fonte rigatus quem flos exornat fulgidus fructus desideratus.

“O croce, frutto di salvezza, viva fonte da cui sgorga fulgido il desiderato frutto.” Il ritornello di questo brano strumentale è stato estrapolato dal “Lignum Vitae”, scritto da Bonaventura da Bagnoregio nel 1260 per accendere nei fedeli il “ripensamento” sulla vita di Cristo e imprimere profondamente nella memoria il ricordo vivo di tutti i passi salienti dell’esistenza di Gesù per chi “desidera conformarsi perfettamente a Lui” per riuscire, attraverso la mente, a portare con sé la croce di Cristo e sentire, nello spirito come nel corpo, la sofferenza e l’immenso amore di Gesù. Sul tronco dell’albero – cioè la croce – è infatti inchiodato il Salvatore, definito da Bonaventura come “fiore aromatico”, “frutto sospirato” e “fonte vivo”.

Veglia:
Chi cercate nel sepolcro? Non è qui. E’ risuscitato!

OFFICIUM IN NOCTE RESURRECTIONIS drama liturgico
Padova, Biblioteca Capitolare – Mss. C55 e C56 (sec. XIII-XV)

Nos mulieres, que secute a longe sumus Ihesum, emptis aromatibus ecce venimus ungere eum. Ut videntes resurrectionis eius mirabilia renuntiemus magna discipulis suis gaudia. Quis revolvet nobis lapidem ab hostio monumenti ut introeuntes possimus ungere eum? Ipsum pro nobis passum ac sepultum votive laudantes querimus. Ecce dominum.

Quem queritis in sepulcro, Christicole?

Ihesum Nazarenum crucifixum, o coelicole.

Non est hic: surrexit, sicut predixerat. Ite nuntiate quia surrexit dicentes:

O Ihesu rex seclorum, consolator mestorum, susceptor contritorum et sola spes merentum, te quero nec invenio. Quis consolaris posset me dolente nimium quia amisi regem Salvatorem omnium, te quero nec invenio.

Surrexit Dominus de sepulcro qui pro nobis pependit in ligno. Alleluia.

Donne: Noi donne che da lontano abbiamo seguito Gesù, siamo qui giunte con balsami per ungere il suo corpo. Annunciamo con grande gioia ai suoi discepoli di aver assistito al miracolo della sua resurrezione. Chi sposterà per noi la pietra dall’ingresso della tomba, cosicché possiamo entrare ad ungerlo? Cerchiamo, pregando, colui che è morto ed è stato sepolto per noi. Ecco il Signore. Nunzi: Chi cercate nel sepolcro, seguaci di Cristo?. Donne: Gesù nazareno crocifisso, creature celesti. Nunzi: Non è qui: è risorto come aveva detto. Andate ad annunciare che è risorto. Maddalena: O Gesù, Re del mondo, consolatore degli afflitti, tu che accogli chi si pente, unica speranza dei meritevoli, cerco te e non ti trovo. Chi potrà consolare il mio enorme dolore? Perché ho perduto te, Re salvatore delle genti? Cerco te e non ti trovo. Tutti: Il Signore che per noi è salito sulla croce, ora è risorto dal sepolcro. Alleluia.

Il Figlio dell’Uomo, Gesù, porta a compimento fino alle estreme conseguenze il progetto salvifico del Padre; la tomba vuota testimonia che la salvezza è compiuta e che la morte è definitivamente sconfitta; emergono così in tutta la loro toccante linearità narrativa i vangeli con la rappresentazione sacra medievale (drama liturgico) della Visitatio Sepulcri che vive il momento culminante ne il “Quem quaeritis?” – Chi cercate? – che l’angelo rivolge alle donne. ”Cristo, che voi cercate, non é qui. E’ risorto e vi precede in Galilea”. E’ l’annuncio della Risurrezione di Gesù.

Domenica di Pasqua:
Alleluia al Salvatore del mondo!

ALFA ET O Antifona

Repertorio aquileiese – sec. XIII

Alpha et O omnium salus et virtus ad te dirigimus nostra corda, ut hoc tempore passionis des nobis iter correctionis. Et non despicias tuum opus servare, per quod subisti mortem in cruce; et fac purgatos ab omni crimine tecum resurgere quos mercatus est tuo precioso sanguine.

E’ Cristo, l’Alfa e l’Omega. L’antifona riconosce nel Messia, principio e fine di ogni cosa, la salute e la virtù di tutti. Ci invita inoltre a rivolgere a Lui i nostri cuori affinché in questo tempo di passione ci indichi la strada della conversione, non disprezzando la sua opera di salvezza per la quale subì la morte in croce, ma pregandolo invece di liberarci da ogni male perché possiamo risorgere anche noi attraverso il sacrificio del suo prezioso sangue.

SUBMERSUS JACET PHARAO discanto
Cividale del Friuli – Museo Archeologico Nazionale
LVI, fol. 246-247 – LVIII, fol. 134v-135v
CI, fol. 38v-40 CII, fol. 41-41bis

Submersus jacet Pharao laetentur filiae Sion cantent sorores Aaron cum modulo quia surrexit Dominus de tumulo. Submersis persequentibus laetis cantemus vocibus et nunciemus fratribus cum modulo quia surrexit Dominus de tumulo. In Galilea ibimus, ibi Jesum videbimus laeti cantabimus cum modulo quia surrexit Dominus de tumulo. Festum quod hic est annuum erit nobis continuum alleluja perpetuum cum modulo quia surrexit Dominus de tumulo. Benedicamus Domino. Alleluja, alleluja.

“Il faraone giace sul fondo del mare, gioiscano le figlie di Sion e le sorelle di Aronne con un canto”. E ancora: “Andremo in Galilea, vedremo Gesù e intoneremo con gioia un canto, perchè il Signore è risorto dalla tomba”. Sono soltanto alcuni dei versi di questo discanto del Patriarcato di Aquileia proprio del tempo di Pasqua, dove l’Antico e il Nuovo Testamento si fondono insieme nell’annuncio del gaudio pasquale.

SONET VOX ECCLESIAE discanto
Cividale del Friuli – XIII sec.
Liber chori Decani Codd. LVI, cc. 255v – 256r

Sonet vox ecclesie laude dei gracie. Ecce sacrificium dulce mundi precium, ecce salus hominis, ecce proles virginis semel per supplicium ferens mortis tedia. Item per mysterium fit pro nobis hostia. Presens hec familia agni lota sanguine leto laudum carmine reddat ei gracias.

La voce della chiesa lodi la grazia di Dio. Ecco il dolce sacrificio che ha riscattato il mondo, ecco la salvezza degli uomini, ecco il figlio della Vergine che una volta ha sopportato le sofferenze della morte in croce. Dunque miracolosamente si è fatto vittima per noi. Noi suoi servi lavati col sangue dell’agnello, rendiamogli grazie con un canto di lode.


L’ensemble Epiphonus, è un gruppo di musicisti provenienti da diverse formazioni di musica antica, che si è costituito nel 2005 a Treviso con l’intento di proporre il repertorio musicale gregoriano e medievale. L’attività si basa sia sullo studio della prassi esecutiva dalle fonti musicali originali che attraverso la frequentazione di master-class specifici quali il Laboratorio Internazionale di Musica Medievale di Parma, l’Accademia di Musica Antica organizzata dalla F.I.M.A ad Urbino e il “Concentus Lucensis” di Lucca, sotto la guida di musicisti di fama internazionale quali Claudia Caffagni de “La Reverdie” e Stefano Albarello dell’ensemble “Cantilena Antiqua”. Si esibisce utilizzando copie di strumenti antichi in occasione di concerti, eventi o manifestazioni a tema in luoghi significativamente adatti, quali chiese, conventi o palazzi aventi particolare valenza storica nel periodo medievale, privilegiando soprattutto il repertorio sacro.

Francesca Cenedese, voce e arpa
Giulia Serena, voce e liuto
Stefano Gava, voce e symphonia

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