48° CONCERTO DI NATALE – 2022

CAPPELLA ALTOLIVENTINA

Martina Zaccarin, Michaela Magoga, Flavia Del Giudice, Monica Falconio, Sandro Bergamo, voci

Claudio Sartorato, flauti, cialamella Andrea D’Incà, trombone

Alice Martina, arpa – Roberto Squillaci, organo

Sandro Bergamo, direttore

Come fiori da un terreno ricco di humus, come evangelici semi gettati su terreno fertile, germinano dalla monodia sacra nuove forme che imprimono alla musica una svolta epocale.
La promiscuità tra voci adulte e voci di bambini aveva da sempre determinato, nei monasteri maschili, l’esecuzione in ottava del repertorio gregoriano. Ma questo non è percepito come alterazione del suo carattere monodico. La prassi, questa sì ritenuta polifonica, di doppiare la linea melodica alla quinta o alla quarta, è attestata fin dall’anonimo Musica enchiriadis del IX secolo e ripresa con più vasto orizzonte teorico da Guido Monaco all’inizio dell’XI.
Ma è a partire dal XII secolo che la seconda linea si sgancia dal semplice raddoppio della melodia, dando inizio al contrappunto che per secoli domina la musica occidentale. Lo studio condotto nei secoli precedenti attorno agli intervalli e al concetto di consonanza consente ai compositori di affrontare la creazione di una linea completamente nuova da sovrapporre a quella preesistente mentre la determinazione di precisi rapporti di durata e l’elaborazione di una scrittura capace di esprimerli permette la gestione contemporanea di autonome linee di canto. Nascono così le prime forme polifoniche: l’organum, il conductus, il discanto, termini il cui significato varia da autore ad autore, rendendo talora arduo al moderno esecutore capirne il senso.
La definizione di discanto, applicata alle composizioni del cod. LVI della ex-Biblioteca Capitolare di Cividale è in realtà moderna. I contemporanei, come il teorico Prosdocimo de Beldemandis, preferiscono il termine cantus planus binatim, nome che suggerisce una esecuzione a ritmo libero. Rara, comunque, l’esecuzione a più voci, all’inizio del Trecento e in grado, con il suo solo esserci, di solennizzare una cerimonia: per questi i brani contenuti nel codice si applicano alla liturgia di Natale, di Pasqua e di santi particolarmente venerati nella diocesi aquileiese.
E’ ancora una navigazione di piccolo cabotaggio, non perché di scarso valore artistico, ma perché il compositore non osa affrontare il mare aperto della creazione e mantiene in vista la costa della preesistente melodia liturgica: ragioni teologiche, più che tecniche, garantendo la fedeltà alla monodia sacra (rappresentata nelle miniature come suggerimento diretto della colomba dello Spirito Santo al grande Gregorio) la sacralità anche della composizione polifonica. Chi si lancia più coraggiosamente nella composizione di nuove melodie, pur nella continuità con lo stile e l’estetica della monodia sacra, è l’autore di drammi liturgici (anche in questo caso, denominazione creata dagli studiosi in epoca moderna, usando il medioevo una pluralità di termini – representatio, ordo, processus, versus, officium… – tra i quali ‘dramma’ non è contemplato), la cui musica rimane, di necessità, monodica.
E’ altro, e più profondo, il legame con la liturgia: il memoriale dell’Ultima Cena, con la ripetizione dei gesti di Cristo, l’abitudine, viva ancor oggi, a distribuire la lettura della Passione tra più lettori, ciascuno con un ruolo diverso sono altrettanti spunti per ampliamenti drammatici. Alcuni testi, legati alla Pasqua e contenenti un accenno di dialogo (Quem queritis, Victimae Paschali) suggeriscono ripartizione di ruoli tra i cantori e l’affiancamento del gesto o addirittura della scena per una più efficace comprensione del vangelo. Di norma questi drammi si rappresentano non durante la Messa, ma al termine dell’Ufficio della Letture: è la ragione per cui (senza pretesa di ricostruzione liturgica: ce ne manca il materiale, volendo restare nell’ambito di un repertorio aquileiese, ancor vivo ai tempi del Patriarca Bertrando) dopo una serie di brani rievocanti la promessa salvifica (come usasi da sempre nella veglia pasquale), seguono due drammi legati alla Passione e alla Resurrezione del Signore. L’efficacia ‘pastorale’ della drammatizzazione (ben nota ai Gesuiti che ne rilanciarono la pratica, giunta fin quasi a noi con le moltissime filodrammatiche parrocchiali diffusissime nel scolo appena trascorso) s’impose anche nel medioevo. Il dramma liturgico abbandonò il latino, imparò le lingue volgari, uscì di chiesa e sul sagrato o sulla piazza divenne Mistero, Sacra Rappresentazione, Miracolo. Ma questa è un’altra storia, che magari si racconterà un’altra volta.

PROGRAMMA:

Stella splendens – Livre Vermell de Montserrat sec. XIV

Liber generationis – Aquileiese

Missus ab arce – discanto sec. XIV

In Annunciatione B.M.V. representatio – dramma liturgico sec. XIV

Puer natus – Aquileiese

Ad cantum leticie – discanto sec. XIV

O Viridissima virga – Ildegarda di Bingen 1098 – 1179

Planctus Mariae – dramma liturgico sec. XIV

Sonet Vox Ecclesie – discanto sec. XIV

Submersus jacert Pharao – discanto sec. XIV

In Ressurectione Domini representatio – dramma liturgico sec. XIV

Sonet Vox Ecclesie – discanto sec. XIV

Bach nei film di Pasolini

Sabato 26 novembre 2022 – ore 20.45 – Chiesa di San Giuseppe e Pantaleone, Spilimbergo (PN)

Johann Sebastian Bach (1685-1750)

Sinfonia dalla Cantata Der Herr denket an uns Bwv 196 per archi e basso continuo

Concerto in La minore Bwv 1041 per violino, archi e basso continuo. Allegro – Andante – Allegro assai

Sinfonia dalla Cantata Ich steh mit einem Fuß im Grabe Bwv 156 per oboe, archi e basso continuo

Concerto in La maggiore Bwv 1055R per oboe d’amore, archi e basso continuo. Allegro – Larghetto – Allegro non tanto

Sinfonia dalla Cantata Himmelskönig, sei willkommen Bwv 182 per flauto dolce, oboe, archi e basso continuo

Concerto Brandeburghese II in Fa maggiore Bwv 1047 per tromba, oboe, violino, flauto dolce archi e basso continuo. Allegro – Andante – Allegro assai

Orchestra Barocca San Marco

Matteo Zanatto, Marialuisa Barbon, Mauro Spinazzè, violini

Alessandro Lanaro, viola – Carlo Zanardi, violoncello

Federico Salotto, contrabbasso

Gabriele Cassone, tromba

Paolo Faldi, Martino Noferi, oboi

Davide De Lucia, clavicembalo


In collaborazione con:

Orchestra e coro San Marco Pordenone

Associaizone Musicale G. Tomat

Parrocchia di Santa Maria Maggiore

Nuove note, nuovi segni  

Pasolini e il sogno di una musica del futuro

Sabato 12 novembre 2022 ore 18.00 – Essicatoio Bozzoli (Sala esposizioni) – San Vito al Tagliamento (PN)

PROGRAMMA

Mathias Spahlinger

Adieu m’amour – hommage à Guillaume Dufay (2003)

Eva Reiter

Con anima raddoppiata (2017)

Maurice Ravel

Sonata II-III (1922)

Peter Ablinger

Voices & Piano N. 19 – Pier Paolo Pasolini (1998) – arr. per violino e violoncello

Biblia Pauperum  

drammi liturgici nel medioevo friulano

Venerdì 4 novembre 2022 ore 20.45Chiesa di Santi Martiri Canziani – S. Canzian d’Isonzo (GO)

Come fiori da un terreno ricco di humus, come evangelici semi gettati su terreno fertile, germinano dalla monodia sacra nuove forme che imprimono alla musica una svolta epocale. La promiscuità tra voci adulte e voci di bambini aveva da sempre determinato, nei monasteri maschili, l’esecuzione in ottava del repertorio gregoriano. Ma questo non è percepito come alterazione del suo carattere monodico. La prassi, questa sì ritenuta polifonica, di doppiare la linea melodica alla quinta o alla quarta, è attestata fin dall’anonimo Musica enchiriadis del IX secolo e ripresa con più vasto orizzonte teorico da Guido Monaco all’inizio dell’XI. Ma è a partire dal XII secolo che la seconda linea si sgancia dal semplice raddoppio della melodia, dando inizio al contrappunto che per secoli domina la musica occidentale. Lo studio condotto nei secoli precedenti attorno agli intervalli e al concetto di consonanza consente ai compositori di affrontare la creazione di una linea completamente nuova da sovrapporre a quella preesistente mentre la determinazione di precisi rapporti di durata e l’elaborazione di una scrittura capace di esprimerli permette la gestione contemporanea di autonome linee di canto. Nascono così le prime forme polifoniche: l’organum, il conductus, il discanto, termini il cui significato varia da autore ad autore, rendendo talora arduo al moderno esecutore capirne il senso. La definizione di discanto, applicata alle composizioni del cod. LVI della ex-Biblioteca Capitolare di Cividale è in realtà moderna. I contemporanei, come il teorico Prosdocimo de Beldemandis, preferiscono il termine cantus planus binatim, nome che suggerisce una esecuzione a ritmo libero. Rara, comunque, l’esecuzione a più voci, all’inizio del Trecento e in grado, con il suo solo esserci, di solennizzare una cerimonia: per questi i brani contenuti nel codice si applicano alla liturgia di Natale, di Pasqua e di santi particolarmente venerati nella diocesi aquileiese.

E’ ancora una navigazione di piccolo cabotaggio, non perché di scarso valore artistico, ma perché il compositore non osa affrontare il mare aperto della creazione e mantiene in vista la costa della preesistente melodia liturgica: ragioni teologiche, più che tecniche, garantendo la fedeltà alla monodia sacra (rappresentata nelle miniature come suggerimento diretto della colomba dello Spirito Santo al grande Gregorio) la sacralità anche della composizione polifonica.

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Chi si lancia più coraggiosamente nella composizione di nuove melodie, pur nella continuità con lo stile e l’estetica della monodia sacra, è l’autore di drammi liturgici (anche in questo caso, denominazione creata dagli studiosi in epoca moderna, usando il medioevo una pluralità di termini – representatio, ordo, processus, versus, officium… – tra i quali ‘dramma’ non è contemplato), la cui musica rimane, di necessità, monodica. E’ altro, e più profondo, il legame con la liturgia: il memoriale dell’Ultima Cena, con la ripetizione dei gesti di Cristo, l’abitudine, viva ancor oggi, a distribuire la lettura della Passione tra più lettori, ciascuno con un ruolo diverso sono altrettanti spunti per ampliamenti drammatici. Alcuni testi, legati alla Pasqua e contenenti un accenno di dialogo (Quem queritis, Victimae Paschali) suggeriscono ripartizione di ruoli tra i cantori e l’affiancamento del gesto o addirittura della scena per una più efficace comprensione del vangelo. Di norma questi drammi si rappresentano non durante la Messa, ma al termine dell’Ufficio della Letture: è la ragione per cui (senza pretesa di ricostruzione liturgica: ce ne manca il materiale, volendo restare nell’ambito di un repertorio aquileiese, ancor vivo ai tempi del Patriarca Bertrando) dopo una serie di brani rievocanti la promessa salvifica (come usasi da sempre nella veglia pasquale), seguono due drammi legati alla Passione e alla Resurrezione del Signore.

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L’efficacia ‘pastorale’ della drammatizzazione (ben nota ai Gesuiti che ne rilanciarono la pratica, giunta fin quasi a noi con le moltissime filodrammatiche parrocchiali diffusissime nel scolo appena trascorso) s’impose anche nel medioevo. Il dramma liturgico abbandonò il latino, imparò le lingue volgari, uscì di chiesa e sul sagrato o sulla piazza divenne Mistero, Sacra Rappresentazione, Miracolo. Ma questa è un’altra storia, che magari si racconterà un’altra volta.

PROGRAMMA

Stella splendens

Llivre Vermell de Montserrat sec. XIV

Liber generationis

Aquileiese

Missus ab arce

discanto sec. XIV

In Annunciatione B.M.V. representatio

dramma liturgico sec. XIV

Puer natus

Aquileiese

Ad cantum leticie

discanto sec. XIV

O Viridissima virga

Ildegarda di Bingen 1098 – 1179

Planctus Mariae

dramma liturgico sec. XIV

Sonet Vox Ecclesie

discanto sec. XIV

Submersus jacert Pharao

discanto sec. XIV

In Ressurectione Domini representatio

dramma liturgico sec. XIV

Sonet Vox Ecclesie

discanto sec. XIV

CAPPELLA ALTOLIVENTINA

Martina Zaccarin

Mara Corazza

Flavia Del Giudice

Monica Falconio

LA PIFARESCA

Mauro Morini, trombone

Marco Ferrari, flauti, bombarda, cornamusa

Alice Martina, arpa

Roberto Squillaci, organo

Sandro Bergamo, direttore

Pasolini e i canti di un’allegra brigata  

Le musiche nel Decameron e ne I racconti di Canterbury tra Medioevo e tradizione popolare

Domenica 23 ottobre 2022 ore 15.30 – Portobuffolè (TV)

VISITA A PORTOBUFFOLE’

15.30 – Partenza da Piazza Ghetto

Presentazione del borgo a cura dello storico Mauro Fasan.

CONCERTO IN SALA DEL FONTEGO

PROLOGO

Fenesta ca lucive 

(dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury e Decameron)

FIRENZE E L’ARS NOVA DEL TRECENTO

Ciascun faccia per sé                                                 

ballata a due voci di Niccolò da Perugia (testo di Niccolò Soldanieri)

In pro

istampita (dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury)

«E levate le tavole, con ciò fosse cosa che tutte le donne carolar sapessero e similmente i giovani e parte di loro ottimamente e sonare e cantare, comandò la reina che gli strumenti venissero; e per comandamento di lei Dioneo preso un liuto e la Fiammetta una viuola, cominciarono soavemente una danza a sonare»

(Decameron, Proemio).

Io mi son sì giovinetta

ballata monodica (testo di Giovanni Boccaccio), contrafactum di Donne, e’ fu credenza di Lorenzo da Firenze

«si levarono a’ balli costumati, e forse mille canzonette più sollazzevoli di parole che di canto maestrevoli avendo cantate, comandò il re a Neifile che una ne cantasse a suo nome; la quale con voce chiara e lieta così piacevolemente e senza indugio incominciò: Io mi son sì giovinetta e volentieri…»

(Decameron, IX)

La Manfredina e la Rotta

danza

«il re, che in buona tempera era, fatto chiamar Tindaro, gli comandò che fuori traesse la sua cornamusa, al suono della quale esso fece fare molte danze»

(Decameron, VI)

I’vo’ bene a chi vol bene a me

ballata di Gherardello da Firenze

Ghaetta

istampita (dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury)

Non sò qual’ ì mi voglia

ballata minore di Lorenzo Masi su testo di Boccaccio

Salterello IV

danza (dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury)

Veni sancte Spiritus

sequentia (dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury)

Tre fontane

istampita (dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury)

NAPOLI, IL SUD E LA MUSICA TRADIZIONALE

(dalla colonna sonora del Decameron)

Fenesta ca lucive / Koppije

(tradizione campana/tradizione albanese)

(dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury e Decameron)

Ritornello delle lavandaie del Vomero

(ovvero La bella lavanderina, ovvero L’acqua corre la borrana ballata popolare: contrafactum di Madonna pollaiola)

A Varlungo, Monna Belcolore «era quella che meglio sapeva sonare il cembalo e cantare L’acqua corre la borrana e menar la ridda e il ballonchio […]»

(Decameron, VIII, 2).

Tarantella di Montemarano

Fronna e Tammurriata

L’aucelle ca ti sprizza di sta fica

serenata

EPILOGO

Lamento di Tristano e la Rotta

danza bipartita (dalla colonna sonora de I racconti di Canterbury)

Echi dal Ghetto  

Domenica 16 ottobre 2022 ore 17.00Chiesa di S. Ignazio – Gorizia  

Echi dal ghetto

Salamone Rossi (1570-1630)

da Hashirim asher leSholomo: Keter, per la liturgia del Sabato

Benedetto Marcello (1786 – 1739)

dal Salmo decimo settimo:

Diligam te Domine

Sonata in Do Allegro

Benedetto Marcello

Salmo decimoquarto:

Domine, quis habitabit

Salamone Rossi

da Hashirim asher le Sholomo:

Shir Hama’alot, salmo 128

Benedetto Marcello

Salmo Decimo:

In Domino confido

Sonata di organo Allegro, Staccato, Allegro

Benedetto Marcello

dal Salmo decimottavo:

Coeli enarrant

Salamone Rossi

da Hashirim asher leSholomo: Halleluja, salmo 146

Cappella Altoliventina

Martina Zaccarin, soprano

Lisa Friziero, contralto

Claudio Zinutti, tenore

Sandro Bergamo, basso

Luciano Russo, arciliuto

Marco Delle Vedove, violoncello

Marcello Bon, violone

Beppino Delle Vedove, clavicembalo

Vespro per gli Indios Guaranì  

Domenica 09 ottobre 2022 ore 17.00 – Duomo di Valvasone (PN)

Vespro per gli Indios Guaranì

Girolamo Frescobaldi (1583-1643)

Toccata per l’Organo col contrabasso overo Pedale

Domenico Zipoli (1688 -1726)

Hymnus Tantum ergo

Antiphona greg. Serve bone

Psalmus Confitebor

Giovanni Maria Casini (1652-1719)

Pensiero Undecimo
Giovan Francesco Becattelli (1679-1734)

Sonata III
Domenico Zipoli

Antiphona greg. Euge serve bone

Psalmus Beatus vir

Bernardo Pasquini(1637-1710)

Passagagli

Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Primo Tono. Fuga

Domenico Zipoli

Toccata

Canzona

Domenico Zipoli

Antiphona greg. Beatum ille

Psalmus  Laudate Dominum

Hymnus Ave Maris stella

Joseph de Torres (1670 ca.-1738)

Obra de lleno de 7° Tono

Domenico Zipoli

Motectus Ad Mariam

CAPPELLA ALTOLIVENTINA

Martina Zaccarin, Alice Fraccari, Paola Crema, soprani

Giovanna Dissera Bragadin, Lisa Friziero, Sara Tommasini, alti

Roberto Cozzarin, Danilo Zeni, Claudio Zinutti, tenori

Luciano Russo, arciliuto

LABIRINTO ARMONICO

Pierluigi Mencattini, violino barocco

Roberto Torto, flauti

Galileo Di Ilio, violoncello barocco

Gregory Coniglio, violone

Walter D’Arcangelo, organo

All’organo Colombi, LUCA SCANDALI


DOCUMENTARIO SU DOMENICO ZIPOLI: https://www.youtube.com/watch?v=FX7oER0IVJk

Musica in casa Morpurgo  

Giovedì 06 ottobre 2022 ore 20.45Villa Varda – Brugnera (PN)

Musica in casa Morpurgo

Gustav Mahler (1860 – 1911)

Quartetto in la minore per pianoforte e archi;

Guido Alberto Fano (1875 –1961)

Quintetto in do maggiore

per pianoforte, due violini, viola e violoncello

Jevgēnijs Cepoveckis, violino primo

Israel Ignacio Gutiérrez Vildosola, violino secondo

Alberto Stiffoni, viola

Dorottya Standi, violoncello

Irina Vaterl, pianoforte

Casa Morpurgo…dal 1867 al 1941

Carlo Marco Morpurgo de Nilma (Gorizia 20 Gennaio 1827 – Trieste 29 Gennaio 1899), proprietario di Villa Varda dal 1867.

La “leggerezza mortuaria” di Mozart: musica nei film di Pasolini

Giovedì 29 settembre 2022 ore 20.45Villa Frova, Stevenà di Caneva (PN)

La “leggerezza mortuaria” di Mozart: musica nei film di Pasolini

Johan Sebastian Bach (1685-1750)

Sonata N.1 in sol minore per violino solo BWV.1001

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

Quintetto per archi in sol minore K.516

QUINTETTO ARRIGONI

Laura Bortolotto, Eleonora De Poi, violini

Jessica Orlandi, Clelia Gozzo, viole

Marco Venturini, violoncello

Introduzione al concerto a cura di Roberto Calabretto.