Tra le varie iniziative organizzate dalla nostra Associazione, sicuramente spicca la Festa di San Giovanni giunta quest’anno alla sua XXIV edizione.
Questa festa, dal carattere squisitamente medioevale, si svolge – per quanto possibile – nel solo giorno della ricorrenza della natività del santo (24 Giugno) e si caratterizza in tre momenti; il primo è la Santa Messa cantata in gregoriano con i brani dell’ordinario e gli specifici della festa della natività di S. Giovanni.
Il secondo è il concerto medioevale che viene eseguito con strumenti e stile adeguati all’epoca; nel corso degli anni le voci e gli strumenti dei migliori gruppi italiani dediti alla musica medioevale si sono esibiti nella trecentesca chiesetta.
Di seguito vengono riportati i concerti delle scorse edizioni (si noti come vengono riportate le condizioni metereologiche del giorno, simpatico particolare per gli spettatori, utile modo di trarre delle pur sempre limitate statistiche per noi, in quanto svolgendosi il banchetto all’aperto il tempo condiziona l’andamento della festa).
Il terzo momento che vive la festa è il banchetto all’aperto. Con l’uso di sole torce per illuminare le pietanze anch’esse rigorosamente medioevali, e che vengono consumate secondo le usanze dell’ epoca che non prevedevano forchetta e utilizzavano, per la carne, le “mense” (schiacciata di pane da mangiare assieme alla pietanza).
Tutti questi momenti ruotano intorno a ciò che determina la festa e cioè la Chiesa di San Giovanni. Posta ai margini del borgo medioevale, S. Giovanni fu fondata nel XIII secolo dai Cavalieri di Gerusalemme (oggi di Malta) che gestivano anche un ospizio nelle vicinanze.Venne utilizzata anche come sepoltura dei Signori di Prata, come testimoniano i sarcofagi dei conti Pileo e Niccolò, oltre alle pietre tombali di altri personaggi, per lo più ecclesiastici; il 24 Maggio 1409 ospitò il papa Gregorio XII che vi celebrò un pontificale. Dopo la distruzione di Prata il 23 settembre 1419 da parte dei veneziani in cui la chiesa venne risparmiata, abbandonata dai cavalieri, andò progressivamente in rovina. Un restauro nel 1970 ne bloccò se non altro il degrado e nel 1999 gli affreschi interni vengono restaurati. Recentemente l’Amministrazione Comunale di Prata ha provveduto a costruire una strada ed un piccolo parco di pertinenza della Chiesa dando così risalto al trecentesco edificio, unica testimonianza assieme alla chiesa di San Simone di Prata Medioevale. Infine, nel 2007-2008, la Chiesa é stata sottoposta ad una importante opera di restauro grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e durante la quale sono venuti alla luce interessanti ritrovamenti archeologici , restauro e ritrovamenti che sono stati oggetto di una pubblicazione uscita nel Maggio 2009 dal titolo “I Cavalieri Invisibili”, disponibile ed in vendita al pubblico, nonché, nel 2012, di un pregevole DVD
Una colorita ricostruzione delle vicende storiche laiche e religiose della chiesa di San Giovanni é riportata in Prata medioevale” (Tipografia editrice E. Bellavitis, 1928) di don Giovanni Pujatti che dedica agli edifici sacri di Prata un capitolo intero. Riferisce infatti il Pujatti: “La chiesa di San Giovanni in Gerusalemme è assai antica: essa venne eretta, con l’annesso Ospizio, dal Sovrano ordine Militare e Religioso dei Templari. Esisteva certamente prima della metà del secolo decimoterzo perché ricordata nel testamento di Guecello II (7 agosto 1262) insieme con quelle di S. Lucia, dei SS. Simeone e Giuda e di S. Martino di Rivarotta.
Credo di non sbagliare nel supporre che la chiesa odierna risalga all’inizio del secolo decimoquarto, e sia stata eretta in luogo della prima distrutta od abbattuta. Infatti lo stile è del Trecento, come sono del Trecento tutti i monumenti che ci restano: del 1325 il sarcofago di Pileo I, del 1330 la forma funeraria del primo cappellano conosciuto, del 1338 la forma funeraria del “Praeceptor Ferrariae” e del 1340 circa di quella del religioso suo vicino, del 1344 infine il sarcofago di Nicolò I e di Caterina di Castrocucco, mentre non ci è dato di rinvenire la tomba di Guecello II che noi sappiamo sepolto in questa Chiesa. Certamente la tomba del fiero ghibellino venne distrutta colla rovina della prima chiesa. Dove furono sepolti tutti gli altri conti? Non lo sappiamo. Non ci restano che i due sarcofagi di Pileo I e di Nicolò: forse molte tombe saranno celate sot-to il pavimento della chiesa che si sente in più punti risonare.
Degli scavi bene diretti getterebbero certamente più d’uno sprazzo di luce sulla storia della nobile famiglia dei Prata e della società d’allora. Le leggende medioevali sono poco attendibili dal lato storico, ma talvolta, non sono del tutto da disprezzarsi. Vuole la leggenda che una via sotterranea mettesse in comunicazione la chiesa di San Giovanni Gerosolimitano con il castello; ora i custodi della chiesa avendo fatto, anni or sono, degli scavi, trovarono appunto un corridoio sotterraneo, che dalla porta maggiore della Chiesa si dirige verso il Meduna. La chiesa di San Giovanni era officiata dai religiosi dell’ospizio ed il Priore era tenuto a pagare un censo annuo al Vescovo di Concordia; un documento dell’anno 1344 ricorda le decime pagate dal Priore medesimo al Pontefice.
Fra i Priori di San Giovanni la storia non ci ha tramandato che il nome di due: di Fra Artico (21 marzo 1358) e di Fra Daniele, presente nel 1382 al testamento del Conte Riccardo. La chiesa aveva dei legati, come quello di Guecello II (1262) e quello di Cardinal Pileo, che nel suo testamento (4 ottobre 1399) ordinava la vendita dei suoi possedimenti in Fiume per la chiesa di San Giovanni e l’onere d’una Messa per una settimana, più quella dell’anniversario. Con l’andar del tempo, distrutta Prata e venuti meno i proventi, la chiesa fu concessa in commenda ed un’arma gentilizia dipinta sopra gli stalli del coro, in cornu evangelii, ricorda il fatto.
Con quella di San Simone, la chiesa di San Giovanni è la più antica costruzione di Prata. Cappella gentilizia dei Prata, il tempio fu il luogo di sepoltura prediletto dei conti e dei notabili locali, che la affrescarono con ex voto. All’apice della sua fortuna ebbe l’onore di ospitare perfino il Papa. Scampata alla rovina di Prata, rasa al suolo nel 1419 dai Veneziani, la chiesa andò incontro ad un lungo declino, in cui, passata in commenda dal 1456, conobbe l’ abbandono e il concreto rischio di venire demolita.
Proponiamo di seguito un’ agile cronologia di fatti significativi riguardanti la chiesa di San Giovanni ripresi da “Annali di Prata” (Pordenone 1964) di don Giovanni Pujatti.
11 aprile 1316: “Un disastroso incendio combuxit totam Pratam. L’incendio, iniziato in un officina di fabbro, si propagò in breve alle case vicine, molte delle quali erano fabbricate di legno e coperte di paglia. In questa circostanza rovinarono, fra gli altri edifici, le Chiese e gli annessi ospizi di Santa Maria dei Battuti e di S. Giovanni dei Cavalieri”.
1 febbraio 1360: “Prata si servirà per le tumulazioni di tre Cimiteri, quello di San Giovanni, quello di Santa Maria dei Battuti e quello parrocchiale di Santa Lucia. In San Giovanni venivano tumulati i Cavalieri di Rodi, i Nobili Feudatari della Terra e poche persone cospicue, in Santa Maria dei Battuti i Confratelli della Fradaia ed i Toscani fondatori; in S. Lucia infine venivano inumati tutti gli altri fedeli”.
4 ottobre 1399: “…carico d’acciacchi, (il cardinale Pileo) fa testamento, lasciando i beni di Fiume alla Chiesa di San Giovanni di Prata – la chiesetta del suo cuore – con l’onore d’una Messa settimanale più l’anniversario”.
20 maggio 1409: “Papa Gregorio XII, incontrato a Corbolone dal Conte Guglielmino e scortato da armati di Prata e di Porcia, entra trionfalmente nel Castello di Prata. Il 24 maggio il Pontefice, assistito dai Cardinali e dai Prelati che lo accompagnavano, tiene il pontificale nella Chiesa di San Giovanni”.
26 maggio 1409: “Papa Gregorio XII lascia Prata per Cividale”.
Settembre 1419: “Le truppe venete, occupata Prata, eseguiscono troppo alla lettera il decreto del Senato Veneto. Il Castello viene distrutto, distrutta la Villa e le fortificazioni della Terra. Fanno deviare sulle rovine dell’infelice Prata le acque del Meduna, rovinando gli argini, e portano a Venezia e nelle Ville vicine quanto trovarono di meglio, come ne fanno fede i vari testimoni. Un proverbio corre sulla bocca di tutti: “Così Prata fu disfatta e se la fatta”. e l’altro: “Prata de la gran cintura – che de’ Veneziani no gà paura – ma i Veneziani i gà una piata – che in due giorni dasfarà Prata – e i ghe l’à fata”.
1552: “Viene restaurata la Chiesa di San Giovanni di Prata”.
1767: “La parrocchia di Prata disponeva di tre Chiese: la Parrocchiale, San Simone e San Giovanni. Per favorire i vari fedeli e tener fede agli accordi presi con la Commenda Lippomano, i Parroci erano soliti celebrare in Santa Lucia la prima e la terza domenica del mese, la seconda in San Giovanni, e la quarta – più tutte le feste degli apostoli – in San Simone”. 4 settembre
1866: “L’arciprete e vicario foraneo don Antonio Brunetta informa la Curia vescovile che, trovandosi stanziati a Prata un reggimento di Granatieri, questi si sono acquartierati per cinque giorni nelle chiese di San Simone e San Giovanni. Don Brunetta domanda se sia il caso di ribenedire i detti edifici”.
1882: La Chiesa di San Giovanni in Gerusalemme, nonostante i restauri del 1876, versa in pessime condizioni. Il Pio Istituto Querini-Stampalia propone alla Fabbriceria di Prata di liberarsi una volta per sempre di quel livello perpetuo, demolendo la storica Chiesetta e passando alla Parrocchia lire cinquecento annue, con l’obbligo al Parroco di soddisfare i vari Legati. I pratesi – e ben a ragione – non accettano. S. Giovanni, pel momento è salva; …e domani?
Per ulteriori informazioni si rimanda a: – Degani, La Diocesi di Concordia; – Don Giovanni Pujatti, Prata medioevale e Annali di Prata, Pordenone 1964.
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